Cappello del prete modenese: la storia dei bits monoporzione di Maletti

Storia e origini del cappello del prete modenese, rivisitato e proposto da Maletti in versione mignon

Il cappello del prete, noto anche come “tricorno”, “cappelletto” o “prete”, è un insaccato ricco di storia e tradizione, una specialità culinaria che affonda le sue radici nella profonda e variegata cultura gastronomica emiliana. Nato come un piatto povero, ha saputo reinventarsi nel tempo, diventando un simbolo della cucina locale e un piatto riconosciuto e apprezzato per il suo gusto equilibrato, che si presta a una grande varietà di ricette e abbinamenti. 

 

Negli anni Cinquanta, Maletti pensò di adattare questo piatto tradizionale alle esigenze della cucina moderna e creò i bits monoporzione, una rivisitazione in versione mignon dei classici cappelli del prete modenesi, preparati seguendo la ricetta originale ma presentati in comode monoporzioni. 

 

Ma come nasce, nello specifico, il cappello del prete modenese? E come viene preparato? Ripercorriamo insieme la storia di questa specialità e vediamo più nel dettaglio quali sono le sue caratteristiche e alcuni consigli di preparazione per gustarla al meglio. 

Cappello del prete: cos’è e come nasce

Il cappello del prete di suino è un insaccato dal contenuto analogo a quello dello zampone, da cui però si distingue per la sua forma caratteristica. Il nome “cappello del prete” deriva dalla forma triangolare della cotenna utilizzata nella preparazione, che presenta una leggera bombatura centrale, e ricorda quella del cappello a tre punte tipicamente indossato dai preti in epoche passate. Questa somiglianza ha dato origine al nome del piatto, unendo l'aspetto culinario con un riferimento culturale e visivo distintivo. L’insaccato non va confuso con l’omonimo taglio di carne bovina, che viene invece cotto fresco e utilizzato per preparare lessi, brasati o arrosti. 

 

Le origini del cappello del prete si immergono profondamente nella cultura rurale dell'Emilia-Romagna, in un contesto in cui, per evitare sprechi, veniva utilizzata ogni parte dell'animale. In Emilia la sua preparazione era già diffusa nel Cinquecento, quando veniva consumato specialmente in occasione delle festività pasquali o durante il periodo di carnevale. Tradizionalmente veniva servito con contorni semplici, come purè di patate, lenticchie o verdure, ma, nel corso del tempo, è stato proposto anche con condimenti più sfiziosi, mantenendo le sue radici nella tradizione, ma adattandosi anche ai gusti e alle ricette della cucina moderna.

Il cappello del prete viene preparato con diversi tagli di carne, ricavati dalla spalla e dalla gola, da parte della cotenna presente sulla schiena del suino, con l’aggiunta di una parte di grasso. La carne viene macinata fino ad ottenere un impasto di grana media, che viene aromatizzato con sale, pepe e altre spezie. 

Una volta pronto, l’impasto finale viene insaccato in triangoli di cotenna suina, che vengono prima tagliati e poi cuciti a mo’ di orlo. In questo modo si ottiene la tipica forma triangolare del cappello del prete. 

 

Per rendere più morbida la cotenna, prima della cottura l’insaccato viene lasciato una decina di ore in acqua fredda priva di sale. La cottura del cappello del prete prevede una bollitura lenta di almeno quattro ore - a meno che non sia precotto, e quindi solo da scaldare, come nel caso dei bits monoporzione proposti da Maletti. Terminata la cottura, la carne viene tagliata a fette di medio spessore (almeno un centimetro) e servita ancora calda. 

 

La versione del cappello del prete proposta da Maletti viene preparata seguendo la ricetta tradizionale, ma si distingue per il formato mignon (da qui il nome “bit”, che significa appunto “bocconcino” o “pezzettino”) e viene presentata in comode monoporzioni, pronte da servire e da gustare in qualsiasi occasione. 

Cappello del prete modenese: la storia dei bits monoporzione di Maletti

Cappelli del prete Maletti: consigli di preparazione

Il cappello del prete può essere utilizzato per preparare secondi piatti gustosi e completi, ideali da gustare nei mesi invernali o da portare in tavola durante le feste natalizie o per Capodanno, in alternativa al classico cotechino

bits monoporzione di Maletti possono essere preparati in modo facile e veloce, e rappresentano una soluzione pratica per stupire gli ospiti e poter gustare questo piatto tipico con la massima comodità, senza rinunciare alla qualità e al sapore della tradizione. Nella nostra confezione da 300 gr ci sono due bocconcini, un secondo piatto senza sprechi e senza le cotture prolungate tipiche degli altri precotti in commercio. Si distinguono per la consistenza particolarmente morbida e il sapore equilibrato e armonioso, e sono perfetti accompagnati da contorni tradizionali, come fagioli o lenticchie. Anche il purè di patate è un ottimo accompagnamento: grazie alla sua delicata morbidezza va a creare il giusto equilibrio con il sapore deciso del cappello del prete.

 

Per chi invece preferisce accostamenti più particolari, i bits possono essere utilizzati anche per creare secondi piatti gourmet, ad esempio in abbinamento con la crema di zabaglione o la purea di mele, un’alternativa originale e raffinata ai classici contorni.

Nel nostro video proponiamo una semplice ricetta in grado di stupire gli ospiti più esigenti: ricaviamo delle tartine di polenta usando un coppa pasta e le guarniamo con un contorno di lenticchie spadellate, riscaldiamo i bits nella loro busta in acqua bollente per una mezz'oretta, facciamo uscire il liquido di cottura e li serviamo su un piatto decorando con mostarda di frutta fresca o candita